Specchi esseni – L’oscura notte dell’anima

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 Il sesto specchio esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto, infatti gli antichi lo chiamarono: l’Oscura notte dell’anima.

Ma lo specchio in sé non è necessariamente altrettanto sinistro del suo nome.  Attraverso un’oscura notte dell’anima, ci viene ricordato che la vita tende verso l’equilibrio, che la natura tende  verso l’equilibrio e che ci vuole un essere estremamente  magistrale per bilanciare quell’equilibrio. 

Nel momento in cui affrontiamo le più grandi sfide della vita possiamo star certi che esse  divengono possibili solo dopo che abbiamo accumulato tutti gli strumenti che ci servono per superarle con grazia e con facilità, perché è quello il solo modo per superarle.

Fino a che non abbiamo fatto nostri quegli strumenti non ci troveremo mai nelle situazioni che ci richiedono di dimostrare determinati livelli di abilità.  Quindi, da questa prospettiva, le sfide più alte della vita, quelle imposteci dai rapporti umani e forse  anche dalla nostra stessa sopravvivenza, possono essere percepite come delle grandi opportunità a nostra disposizione, per saggiare la nostra  abilità, anziché come dei test da superare o fallire.

E’ proprio attraverso lo specchio della notte oscura dell’anima che vediamo noi stessi nudi, forse per la prima volta, senza l’emozione, il sentimento, ed il pensiero, senza tutte le architetture che ci siamo creati intorno per proteggerci.

Attraverso questo specchio possiamo anche provare a noi stessi che il processo vitale è degno di fiducia ed anche che possiamo aver fiducia in noi stessi mentre viviamo.

La notte oscura dell’anima rappresenta per noi l’opportunità di perdere tutto ciò che ci è sempre stato caro nella vita e di vedere noi stessi alla presenza e nella nudità di quel  niente.

E proprio mentre ci arrampichiamo fuori dall’abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo noi stessi in una nuova luce, che esprimiamo i nostri più alti livelli di maestria.

Gli antichi parlavano molto chiaramente della notte oscura dell’anima.

Quando lavoravo nella Bayer Area venne come paziente un giovane ingegnere, che aveva moglie e due figlie che amava molto.  Lavorava nel settore del software, dove la domanda era talmente alta che ben presto l’uomo cominciò a viaggiare molto.

Dapprima  forniva consulenze tecniche, poi iniziò a prender parte a delle fiere commerciali  ed a trascorrere sempre meno tempo con la famiglia.

Le poche volte  che restava a casa provava una sensazione di estraneità.  C’era poco di cui parlare nel fine settimana.  Non sapeva cosa facevano  le figlie a scuola e la comunicazione fra lui e la moglie languiva.  A un certo punto il suo ufficio assunse una donna di Los Angeles, sua coetanea, anch’essa ingegnere, e i due cominciarono ad essere inviati in missione insieme.  Non passa  molto tempo che l’uomo cominciò a credere di essere innamorato della donna e lei di lui.  Ad un certo punto la donna chiede di tornare a Los Angeles ed anche lui chiese il trasferimento da San Francisco, ottenendo un incarico proprio a Los Angeles.  Il suo ufficio era molto dispiaciuto che se ne andasse  ed i suoi amici pensavano che fosse impazzito.  La sua famiglia soffriva molto.  Lui pensò: “Mi dispiace di aver ferito questa gente, ma io vado ad iniziare la mia nuova vita” e si trasferì a Los Angeles.

Un bel giorno, dopo tre settimane, la donna tornò a casa e gli disse: “Sai il nostro rapporto non è quel che credevo  e vorrei che finisse qui.”

L’uomo era sconvolto.  Che paura universale si era risvegliata in lui? Era il fatto che lei gli avesse chiesto di andarsene che l’aveva distrutto.

Cominciò ad avere scarsi risultati sul lavoro.  Fu mantenuto in servizio per il periodo di prova e, siccome non migliorava, alla fine gli fu chiesto di dimettersi. Si ritrovò in una città estranea, senza amici, senza gruppo di sostegno, senza stipendio né lavoro e persino sulla lista nera di altre ditte dello stesso settore.

Non aveva un luogo in cui tornare, perché aveva rinunciato a tutte le cose che gli erano state care.  Il suo ufficio non lo rivoleva, la sua famiglia ed i suoi amici non erano disponibili.

Venne da me e mi disse: “Cosa diavolo  mi sta succedendo? Come faccio a riprendermi la mia famiglia?”

Io molto sinceramente gli risposi: “Congratulazioni!, perché il solo modo in cui qualcosa del genere è potuto succedere nella sua vita è grazie al fatto che lei ha raggiunto il suo più alto livello di maestria.”

Quando un essere umano conquista l’ultimo  tassello  di abilità, la  creazione si apre dinanzi a lui che diviene libero di esprime tale maestria  in qualunque cosa abbia creato nella vita.

Quando la vita è più dura, quando ci vengono poste delle sfide più  alte nel campo della salute, dei rapporti umani o  della sopravvivenza è perché noi stessi ci siamo creati quelle situazioni solo dopo aver accumulato tutti gli strumenti necessari a tirarcene fuori con grazia.

Qualunque madre lo sa.  Non ve l’ha mai detto vostra madre che Dio non vi da mai più problemi di quanti non riusciate a sopportarne?

L’ho visto succedere mille volte: questioni di salute, malattie potenzialmente letali, implosioni emotive.  So con certezza che  nella vita noi tendiamo verso l’equilibrio e che ci vuole un grosso sforzo  per riuscire a sconvolgere quell’equilibrio e siccome siamo tutti dei  maestri, sappiamo bene come farlo.

In quanto maestri noi abbiamo appreso come creare forte  disiquilibrio nelle nostre vite in modo da favorire il manifestarsi dello slancio che ci serve per dimostrare il grado di abilità da noi raggiunto.  Ci viene offerta  così un’opportunità rispetto alla quale non abbiamo nessun punto di riferimento, nessuno a cui chiedere o da cui andare.  Non avendo mai avuto prima quella data esperienza, tutto ciò su cui possiamo contare è noi stessi ed è a quel punto che ci viene chiesto di rivolgerci  verso i livelli più profondi del nostro essere.

 

Gregg Braden