Igor Sibaldi – Le Dieci Regole


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Le dieci regole

“Per sviluppare le facoltà necessarie al chiedere, consiglio in alcuni miei libri di sperimentare la «tecnica dei 101 desideri», un esercizio di meditazione orientale che trovai accennato nel volume The Aladdin Factor di Jack Canfield (Chicago 1995) e che ho poi sviluppato per mio conto. È una procedura molto semplice da spiegare, ma che richiede pazienza e notevole CORAGGIO per venire attuata. Si tratta di scrivere dapprima centocinquanta desideri che rispettino le seguenti regole:

1) la formula giusta è «Io voglio…»;
2) non scrivere né la parola «non», alcuna negazione (evitare, per esempio, le parole «intatto» o «incolume», che sono negazioni);
3) ogni desiderio può avere al massimo 14 parole, cioè non può durare più di una singola emissione di fiato (se lo si scrive in italiano, s’intende; in inglese o francese avrebbe più parole, in russo o in tedesco meno);
4) vanno chiesti soltanto obiettivi, e non i mezzi per raggiungerli (cioè non si possono chiedere SOLDI, in alcuna forma);
5) vanno evitati i paragoni: per esempio «voglio essere famosa come la tale»;
6) vanno esclusi i desideri seriali: per esempio la serie «voglio un appartamento a Berlino», «voglio un appartamento a Madrid», «voglio un appartamento a Parigi» ecc.;
7) vanno scritti solo desideri il cui esaudimento sia precisamente verificabile – e dunque non desideri del tipo «voglio essere felice» o «voglio essere molto ricco» (felice in che senso? Molto ricco quanto?);
8) vanno evitati diminutivi o vezzeggiativi: ciascun desiderio deve essere descritto nella forma più oggettiva, più netta possibile;
9) non si possono esprimere desideri per conto altrui: troppo facile! Se si vuol giovare ad altri, occorre assumersi la responsabilità e le spese energetiche del giovamento: per esempio, non «Io voglio che mio zio torni a essere sano» ma «Io voglio fare in modo che mio zio torni a essere sano» (nel primo caso, si tratterebbe infatti non di un desiderio ma di un comando, a cui il suddetto zio dovrà obbedire);
10) è bene evitare di chiedere storie d’amore o di sesso con persone precise, o legami eterni con qualcuno – anche perché ci si potrebbe pentire, poi, d’averlo chiesto.

Una volta ultimati i 150 desideri – operazione che solitamente richiede diversi mesi – ne vanno scelti 101: li si trascrive su un apposito quaderno, li si rilegge una volta al giorno per un anno intero e, quando uno di essi si realizza, lo si sostituisce con uno dei quarantanove rimasti sul quaderno di brutta, o con un altro desiderio che si sia riusciti a formulare nel frattempo.
Il risultato di questa tecnica è davvero prodigioso, sia per il numero di desideri che si realizzeranno nell’arco del primo anno (e inevitabilmente si rimpiangerà di non aver chiesto cose più audaci), sia per le trasformazioni che si producono nell’animo e nel rapporto con la realtà già durante l’iniziale compilazione dei centocinquanta desideri. Si destano infatti emozioni di cui avevamo perduto il ricordo: antiche e vivaci curiosità, antichi e magnifici sogni, talenti, speranze; si alimenta una straordinaria fiducia nel mondo e nell’universo; si ritrova il gusto di camminare per strada domandandosi «Mi piace questo? E quest’altro? Lo vorrei per me? Ha un futuro per me?» proprio come lo potrebbe pensare un bambino. Tutto ciò che ci circonda comincia ad assomigliare a una promessa di felicità, che chiede di essere considerata e accolta.”

Estratto da Igor Sibaldi, “Vocabolario”,